Addio a Richie Havens, il musicista che aprì Woodstock

Richie Havens Isle of Wight Musical Festival

Era l’agosto de 1969 quando Richie Havens ebbe l’onore e l’onere di salire per primo sul palco improvvisato di Woodstock e aprire quello che sarà per sempre ricordato come il più grande concerto della storia della musica.

Oggi è arrivata la notizia direttamente dal suo agente: Richie Havens è morto, all’età di 72 anni, per un arresto cardiaco. 

Se ne va così un altro pezzo della storia della musica. Quel ragazzo che salì sul palco di Woodstock davanti a cinquecento mila persone a solo un anno dal suo debutto nei bar del Greenwich Village, a New York, e che seppe, in un modo proprio solo ai grandi artisti, tenere testa ad un pubblico di tale portata per un tempo molto più lungo rispetto a quanto previsto.

Ma lui ce l’ha fatta. Non per niente è diventato, dopo quel concerto che ha fatto vedere al mondo intero il suo valore, una delle più grandi leggende della musica contemporanea.

Richie Havens canta Freedom a Woodstock

La Roots Agency, l’agenzia che lo ha rappresentato per quasi tutta la sua carriera, ricorda così Richie Havens e la sua arte:

da Woodstock all’isola di Wight, da Glastonbury al Fillmore Auditorium, dal Royal Albert Hall al Carnegie Hall, Richie ha suonato nei festival musicali entrati nella leggenda. Anche quando suonava nei bar del Greenwich Village (di New York), o in un piccolo club o in un teatro regionale, era sempre estremamente grato alle persone che in gran numero ogni volta accorrevano ad ascoltarl”.

Nella sua musica c’era tutto, il blues, il folk, il rock e quella capacità di improvvisare e di rimanere al passo con i tempi come solo i grandi artisti sanno fare.

Doti che lo hanno accompagnato per tutta la sua lunga carriera e che gli hanno permesso di essere un artista apprezzato ai quattro angoli del mondo, senza differenza di età, sesso o religione: nel 2003, il National Music Council gli conferì l’American Eagle Award per il suo ruolo nella storia della musica americana e la “rara e ispirata voce di eloquenza, integrità e responsabilità sociale”. Bill Clinton lo volle a cantare durante il concerto per il suo insediamento e John Lennon, dalla pagine di “Rolling Stone”, lo definì come “fortemente funky”.

Ora se n’è andato, portando con sé i suoi sandali e la sua tunica e lasciandoci in eredità tutta la sua musica.

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