Piccola storia della musica elettronica, I Parte

Qualche giorno fa (8 febbraio) è stato il compleanno di Guy-Manuel de Homem-Christo, metà del duo più cool della musica contemporanea, i Daft Punk, assieme a Thomas Bangalter. In occasione di questa ricorrenza vogliamo ripercorrere la storia della musica elettronica, di cui, i Daft Punk nelle loro vesti “robotiche”, sono degni rappresentanti.

Contrariamente a quanto si possa pensare, le origini della musica elettronica si perdono nei secoli addietro, nella nascita del primo rudimentale synth (generatore sonoro che ha la capacità di creare suoni elettronicamente), nella prima sintetizzazione di un suono non armonico. Per parlare della musica elettronica dei giorni nostri, è necessario volgere indietro lo sguardo ai personaggi, e agli strumenti, che per primi l’hanno fatta sviluppare e progredire tecnicamente.

Certamente ci sono legami con quello che nel 1911 fu il manifesto della musica futurista, il quale esaltava l’enarmonia auspicando una nuova analisi del suono che andasse al di là della classica scala musicale. Ma è il movimento della musica concreta ed elettronica, sviluppatosi in Francia e in Germania nel secondo dopoguerra, ad apportare uno sradicamento delle concezioni tradizionaliste della musica fino allora prodotta.

La musica elettronica comincia a prender piede sviluppandosi, anno dopo anno, in sperimentazioni sonore sempre più profonde e che inevitabilmente si pongono come imprescindibili antenati del suono elettronico moderno. I primi esperimenti in tal senso furono realizzati in uno studio radiofonico di Parigi, dove si elaborò la teoria della musica concreta, ovvero quella musica il cui materiale sonoro è precostituito, basato su suoni e rumori registrati dal vero, elaborati e montati in studio.

daft punk

Suo pioniere fu il francese Pierre Schaeffer, il quale affermava: ”Noi abbiamo chiamato la nostra musica concreta, poiché essa è costituita da elementi preesistenti, presi in prestito da un qualsiasi materiale sonoro – sia rumore o musica tradizionale. Questi elementi sono poi composti in modo sperimentale mediante una costruzione diretta che tende a realizzare una volontà  di composizione senza l’aiuto, divenuto impossibile, di una notazione musicale tradizionale”. Semplicemente per lui la musica non era fatta di note, ma di suoni.

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