Quel Capodanno a San Francisco con Red Hot Chili Peppers, Nirvana e Pearl Jam del 1991

Era il 1991, l’anno che rappresentò il definitivo punto di rottura, ed era Capodanno. I Red Hot Chili Peppers, in quell’anno, avevano sfornato il capolavoro Blood Sugar Sex Magik; i Pearl Jam avevano lanciato il disco di debutto Ten e i Nirvana erano appena diventati una leggenda con Nevermind.

Nel 1991 le tre band partirono insieme per un tour con una prima data il 28 dicembre. Il 31 dicembre il mondo era diviso tra le 3 band che tenevano le redini delle nuove generazioni e i Grateful Dead che a San Francisco avrebbero salutato l’anno uscente. Un’intera generazione scelse per quella grande e storica venue al Cow Palace della stessa città. Rolling Stone, all’epoca, scrisse che le tre band avevano letteralmente oscurato i Grateful Dead.

Più nello specifico: “16.000 fan che hanno affollato l’arena esaurita hanno celebrato una vittoria di massa per una nuova estetica rock”. Non solo. Quando Eddie Vedder salì sul palco si concesse anche di sfottere quelli dell’altra venue: “Volete ascoltare un po’ di canzone dei Dead?, ottenendo risate e fischi di derisione.

Il risultato fu un manifesto: nel 1991 il mondo della musica e della scena alternativa tutta era definitamente cambiato. Pur se i Red Hot Chili Peppers figuravano come headliner anche nel cartellone, i Nirvana rubarono la scena grazie alla loro performance che metteva insieme la rabbia adolescenziale, i flam e le rullate di Dave Grohl e la devastazione finale che aveva già trovato scuola negli Who.

I Red Hot Chili Peppers riuscono a riprendersi il pubblico, impossibile il contrario dal momento che il funk rock di Anthony Kiedis e soci aveva, ha e avrà sempre l’energia più adatta per trascinare in pista intere folle di ragazzi.

Rock. In una parola. Lo stesso che negli anni ’50 ribaltava i tavolini, che negli anni ’70 ribaltava le persone che avevano appena inaugurato il pogo che non piaceva nei piccoli club e lo stesso che ora, nel 1991, si componeva con devastazioni sul palco, manifesti generazionali e tanta potenza di suono. Un Capodanno che oggi possiamo soltanto invidiare, visto che non capita tutti i giorni di partecipare a un evento in cui sul palco arrivano tre leggende della scena alternative degli ultimi 30 anni.