Celeste Gaia a Musickr: “Sanremo è stato un bel punto di partenza”

Reduce dal Festival di Sanremo 2012, Celeste Gaia ha sfornato uno dei tormentoni più in voga sui social network e sulle radio: Carlo. Il singolo è contenuto nell’album Millimetro, un album che vuole sottolineare l’importanza dei dettagli e delle piccole cose. Di seguito la nostra intervista.

Per molti anni sei stata corista del Coro delle Voci Bianche al Teatro Alla Scala. Come si arriva dalla musica classica alla musica pop?

La musica per me è sempre stata un insieme, non l’ho mai divisa in categorie o generi. Questo per dire che la musica classica è sempre stata una passione ma contemporaneamente lo è sempre stata anche la musica pop o cosìddetta “leggera”. Per me è stato un percorso di studio che mi ha fatto crescere molto, mi ha portato ad avere una visione d’insieme anche del teatro, della musica come condivisione. Le cose poi si evolvono crescendo e quando ho iniziato a scrivere le mie canzoni ho portato avanti quella strada.

Sei autrice delle tue canzoni, quando hai iniziato a scriverle?

Ho iniziato a scriverle seriamente a 15 anni. Prima avevo messo giù qualche cosa ma non ero ancora convinta. Tutto è cambiato quando un giorno sono andata a registrare una canzone che avevo composto al piano e ascoltandola in cuffia ho sentito che ero davvero felice, ho capito che cantando quello che scrivevo ero davvero me stessa, potevo essere libera di essere veramente quello che ero.

Qual è il punto di forza delle canzoni che scrivi?

Questo, forse, è meglio lasciarlo dire agli altri… Cercando di guardare il mio progetto dal fuori, posso dire che tutto quello che scrivo è una parte di me, quindi le mie canzoni sono molto personali sia dal punto di vista del linguaggio che da quello dell’arrangiamento, però il mio è un mondo dove possono rivedersi anche le altre persone, le possono sentire loro.

Carlo è diventato un vero tormentone. Te lo aspettavi? Perché ha avuto questo successo?

L’unica aspettativa che avevo a Sanremo era quella di fare una bella esibizione, tutto quello che è venuto dopo può farmi solo felice. Le cose belle, secondo me, accadono quando non le programmi troppo. Penso che sia un brano un po’ particolare dal punto di vista della storia che racconto e dal punto di vista dell’arrangiamento di Roberto Vernetti, il mio produttore, con il quale abbiamo voluto dare delle influenze francesi e britanniche.

Chi è Carlo? Hai mai incontrato una persona simile?

Carlo non esiste. Nella canzone quando dico: “Carlo, vorrei ti chiamassi Carlo” è un modo per dire: vorrei già conoscerti, sapere chi sei, come ti chiami. In realtà poi si riduce tutto ad uno sguardo all’interno di un ascensore. Succede spesso a tanti di notare una persona ma poi per motivi vari non parlarci. Nonstante questo quella persona ha qualcosa che ci ha colpito e iniziamo a pensarci. E’ una storia ambientata in Francia, anche il contesto aiuta l’immaginazione diciamo.

Perché hai deciso di ambientare la canzone proprio a Parigi?

Perché è un posto che mi piace molto, in cui sono stata tante volte. All’inizio è proprio il paesaggio parigino che mi da modo di sviluppare la storia: il grigio dell’acqua sulla strada, l’angolo che profuma di pane.. Mi introduce in qualcosa di preciso ma che non vivo direttamente tutti i giorni… 

Per quale motivo hai intitolato l’album Millimetro?

Perché volevo sottolineare l’importanza che per me hanno i dettagli, i particolari, le piccole cose. È il filo conduttore di tutto l’album, penso che nella vita come le canzoni le cose che fanno la differenza non sono tanto quelle grandi ma quelle piccole, di cui a volte la gente non si accorge nemmeno ma lo sente solo chi lo vive dentro. Ognuno ha il suo millimetro da superare o da comprendere e amare. E così nelle canzoni a volte è solo una parola che fa la differenza, perché quella parola magari ti fa sentire la canzone più tua, più vicina alla tua vita.

Qual è la canzone di Millimetro che ti rappresenta maggiormente? 

Mi rappresentano tutte in ugual modo. Non riesco a trovarne una in particolare.. Forse “Biglia”, ma anche “Io devo diventare una persona normale” perché raccontano stati d’animo che vivo quotidianamente.

A Sanremo sei stata eliminata subito. Sei rimasta delusa da quell’esperienza?

No, sono contenta che l’esibizione sia andata bene. Se avessi sbagliato quei tre minuti e mezzo sarebbe stato problematico, quindi sono felice di essere riuscita a trasmettere comunque quello che sono in modo vero. Chiaramente il paradosso per i giovani di quest’anno è che per passare dovevi essere già conosciuto o avere comunque una fan base anche su internet, cosa che io non avevo essendo completamente emergente. Però è stato un bel punto di partenza per me.

Ci sarà un tour?

Ci stiamo organizzando..

Photo credits | Alessandra Banana Tisato