La Fame di Camilla a Musickr: “Ci sentiamo precari. Un talent show? Per carità”

Il 31 Gennaio scorso è uscito L’attesa, il nuovo album de La fame di camilla, prodotto da Fabrizio Barbacci, già collaboratore dei Negrita, Gianna Nannini, Ligabue ed Edoardo Bennato. Abbiamo intervistato Ermal Meta, il cantante della band.

Il vostro nuovo album si intitola L’attesa. Di quale “attesa” parlate?

E’ la condizione della nostra gioventù, una condizione di stallo artistico, sociale e morale. Abbiamo deciso di descrivere un’attesa nella quale siamo anche noi. 

Vi sentite precari?

Tantissimo!

L’album è uscito da un mese. Siete soddisfatti della risposta del pubblico?

Siamo molto contenti del lavoro che abbiamo fatto perché è esattamente come ce lo aspettavamo. La gente ha risposto bene e, grazie a loro, i live stanno andando alla grande.

L’album è più maturo rispetto al precedente. Vi sentite cresciuti rispetto all’esperienza sanremese di due anni fa?

Assolutamente si. Il disco scorso (Buio e luce, ndr) ci ha spronato a fare passi in avanti. Ci sentiamo cresciuti grazie ai live, alla maggiore conoscenza che abbiamo fra di noi e alla maggiore esperienza acquisita. Siamo come il vino, con il tempo miglioriamo (ride, ndr).

Susy e l’infinito è il primo singolo estratto dall’album. E’ il singolo che vi rappresenta maggiormente in questo nuovo lavoro?

No, semplicemente è la canzone con più chance radiofoniche rispetto alle altre.

Qual è il brano al quale vi sentite più legati?

Il brano di apertura (La stagione dell’amore silenzioso, ndr) perché è una canzone fortemente autobiografica, alla quale ci sentiamo molto legati.

Nel brano Astronauti parlate di nuove mete da esplorare. Qual è la vostra meta che volete raggiungere?

La meta è fare il prossimo disco completamente diverso da quello appena pubblicato (ride, ndr).

Come vorreste farlo?

Non ne abbiamo idea! (ride, ndr)

Quanto lavoro c’è dietro la costruzione di una canzone?

Il momento della creazione non è studiato, è una cosa che “vomiti” fuori senza quasi accorgertene. C’è, poi, un lavoro da fare in quanto devi dargli una forma e la forma deve rappresentare quello che stai facendo in quel momento.

Due anni fa avete preso parte alla sezione Giovani di Sanremo. Cosa vi ha lasciato, artisticamente, quell’esperienza?

Artisticamente poco. Sanremo ha poco di artistico. Abbiamo vissuto quell’esperienza come un altro live: siamo saliti sul palco, abbiamo suonato e poi “ciao”.

Ripetereste quell’esperienza?

Perché no? Non bisogna snobbare a priori.

Ultimamente avete aperto i concerti dei Negrita. Quanto vi sono stati d’aiuto per la promozione del nuovo album?

Moltissimo. Ci sono stati d’aiuto per la promozione del disco, ma anche per altre cose. Ci hanno dato l’opportunità di cantare di fronte a tanta gente. Sono delle persone meravigliose, i quali ci hanno insegnato molto: abbiamo registrato l’album nei loro studi, quindi siamo stati a stretto contatto per molto tempo.

Che consigli vi hanno dato?

Ci hanno dato tanti consigli preziosi su come affrontaree determinate situazioni e di come liberarsi di alcuni pensieri prima di salire sul palco.

Vi piacerebbe seguire le loro orme?

Bhè, ci piacerebbe moltissimo. Loro un esempio da seguire: insistendo, si può emergere.

Sono l’esempio che si può emergere anche senza talent show. Avreste mai partecipato ad uno?

Per carità!