Gli 80 anni di Nina Simone

Magari avrebbe gioito. Eppure, forse il contentino di avere un Presidente afroamericano non le sarebbe bastato. Chissà cosa avrebbe dichiarato in merito ad Obama Nina Simone, chissà. Sarebbe tornata in patria esultante? Più probabile che si fosse limitata a sorridere della stupidità, del premio di consolazione, di una medaglia di bronzo per una lotta, la sua e quella del movimento per i diritti civili, non ancora vinta, cantando un’altra volta la sua To be young, gifted and black, ironizzando su quella giovinezza andata.

Avrebbe compiuto 80 anni oggi, Nina, o meglio Eunice Kathleen Waymon.

Ci ha mollato un decennio prima. Prima di perdere le speranze assieme a noi, in questo tetro presente che avrebbe voluto diverso. Credeva in Dio, un Dio minore che non è stato in grado di crearci tutti uguali. Ha lottato per non sminuire il suo Dio, o forse solo per migliorare gli uomini. Ha scelto la musica come arma e le 12 misure del blues come strategia. Ha iniziato in chiesa. Aveva solo 10 anni ma le sue idee erano già chiarissime: si è rifiutata di portare avanti la performance perché la sua famiglia, a causa del colore della pelle, era stata relegata nelle file in fondo alla sala. Una guerriera.

La comunità ha creduto in lei quanto lei ha creduto nella comunità: loro le hanno pagato gli studi di canto e lei ha speso tutte le sue forze e tante delle sue canzoni per tentare di risolvere i problemi e le discriminazioni razziali negli Usa. Era con Malcom X e con Martin Luther King, era con il popolo nero, era con la nuova America. Poi è volata via. Viaggi, scandali, un omicidio che le ha tolto l’amante per mano di un assassino crudele e potente, e ancora viaggi, il Vecchio Continente come culla della maturità, l’addio e il ritorno, tutto inciso in 33 giri.

Piccoli club e l’eleganza del jazz. Ed anche una resurrezione: Chanel sceglie un brano di Nina, My Baby Just Cares For Me, per uno spot ed arriva un successo tardivo da classifica. I decenni scompaiono e quel pezzo profuma di immortalità entrando in classifica, dopo lustri di polvere tra i solchi e la puntina. È un segnale: lei è destinata a non morire.

Poco importa se un presidente non fa primavera, le rondini torneranno. Voleranno alte e viaggeranno, proprio come ha fatto lei. Aveva ali d’angelo e le ha ancora. Eccole qua, bianche come i capelli di una ottantenne che custodisce la storia. Una storia che ha scritto col sangue e cantato col cuore. Grazie a Dio, minore o meno che sia.