Addio, Alvin Lee

La musica parla, talvolta senza bisogno di parole. Parla con le dita, quando le posizioni su una chitarra e inizi a suonarla alla velocità delle luce.

Da oggi, c’è una chitarra che rimarrà in silenzio. Una Gibson. Apparteneva ad Alvin Lee. Lo chiamavano “Captain speed fingers”. Aveva 68 anni e ci lascia, dopo aver fatto impazzire il popolo di Woodstock con i suoi assoli magici e virtuosi.

Lo hanno annunciato sul suo sito le figlie e la sua compagna, con poche righe. Non c’è bisogno di dire molto, soprattutto quando hai passato la tua vita a far parlare una chitarra.

Se ne va, dunque, Alvin Lee, chitarrista britannico. Va via da questo mondo per via delle conseguenze impreviste di un intervento chirurgico di routine. Una morte a dir poco improvvisa.

Le persone a lui più vicine scrivono: “Abbiamo perso un meraviglioso e amatissimo padre e compagno, il mondo ha perso un grande e talentuoso musicista”. Poche ma toccanti parole, quelle di Jasmin, Evi e Suzanne sul sito di Alvin.

Alvin, come detto, si vantava del suo soprannome “Captain speed fingers”. Glielo avevano affettuosamente affibbiato in virtù della velocità con la quale eseguiva i suoi assoli. Uno su tutti? Sicuramente quello di “I’m Going Home“, con cui infiammò Woodstock. Era l’agosto del 1969 ed Alvin calcava il palco più importante del momento in compagnia della sua band, i Ten Years After.

Triste pensare che esattamente tra un mese, il 7 aprile 2013, Alvin avrebbe dovuto tenere un concerto straordinario all’Olympia di Parigi.

La sua chitarra, da oggi in silenzio, suonerà ancora nei cuori di chi sa chi era Alvin Lee.