Le vendite di dischi sono aumentate (grazie al digitale), non succedeva da venti anni

Una buona notizia, per un mercato spesso avaro di soddisfazioni. Per la prima volta da quasi venti anni a questa parte, dal 1998, il mercato mondiale della musica torna a mostrare il segno “più”. Nel 2015 i ricavi sono cresciuti, infatti del 3,2% (raggiungendo i 15 miliardi di dollari), secondo i dati diffusi dall’IFPI Global Music Report.

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Tuttavia la novità – vera e propria rivoluzione dei consumi – sta nel fatto che a trascinare le vendite è stato il comparto digitale che ha spinto sull’acceleratore e, per la prima volta, ha superato i tradizionali supporti fisici, diventando così la prima fonte di ricavi per la discografia. Il merito, soprattutto, della straordinaria crescite dei sottoscrittori di servizi in streaming. Lo rivela la federazione internazionale dell’industria discografica.

Stando alla FIMI, la federazione industria musicale italiana, anche in Italia, dopo i segnali positivi intravisti nel 2013 e confermati nel 2014 dal mercato discografico, il 2015 ha visto un incremento del 21% con un fatturato di 148 milioni di Euro nella vendita all’ingrosso. I dati sono stati raccolti da Deloitte, una delle più rispettate aziende di servizi di consulenza e revisione, per FIMI.

Seguendo una tendenza comune a quella del mercato mondiale, il segmento digitale appare sempre più importante: oggi rappresenta il 41% del mercato contro il 38% del 2014. L’innovazione nel settore discografico in Italia è in particolare guidata dallo streaming, con servizi come TIMmusic, Spotify, Apple Music, Google Play e Deezer, che trascinano i servizi in abbonamento, soprattutto premium, con un + 63% (e che rappresentano il 45% del digitale). Complessivamente i servizi premium hanno generato oltre 26 milioni di euro contro i poco più di 14 milioni dei servizi free che includono YouTube (cresciuti del 38%). Alla crescita dello streaming ha fatto da contraltare il declino del download sceso del 5%.