Perché l’ultimo video dei Muse fa infuriare la Merkel?

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Più una band ha potere più, talvolta, ne abusa e inserisce nel corredo dei propri brani elementi che non tutti digeriscono. L’ultimo video dei Muse fa scoppiare un caso diplomatico non indifferente. Mezzo mondo si scaglia contro la band. 

Si chiama “Panic Station” il nuovo singolo dei Muse. Un pezzo, con video annesso, che chiama a sé le forze del caos come strumento per superare ogni forma di immaginazione. Una canzone che conferma il valore artistico della band. “Fino a qui” – come diceva ‘quello’ – “Tutto bene”.

Il video è stato girato al bivio tra Shibuya e Tokyo, alla fine del mondo. Un video che è peraltro ricco di ‘follia’ e denso di riferimenti. Non sempre digeriti da tutti. “Panic Station” ha un set che contempla animali gonfiabili, psichedelia e un certo gusto per l’Oriente che è d’obbligo vista la location scelta.

C’è solo un problema, un grosso problema: l’utilizzo sullo sfondo di una scena della bandiera giapponese. Un elemento che, in primis, ha fatto infuriare i coreani. La musica a volte apre ferite che si è provato a chiudere in tutti i modi.

Quel simbolo del Sol Levante è, nell’immaginario coreano, un corrispettivo patriarcale del nazismo. Usarlo è come chiamare in causa un pezzo di storia fradicio. Il frame con la bandiera orientale giapponese diventa il feticcio per scagliarsi contro i Muse e in poche ore i fan di molte nazioni del mondo iniziano a commentare negativamente il ‘gesto’ della band.

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Sicuramente non una buona pubblicità per questo secondo singolo dell’album “The 2nd Law“. I tre musicisti si sono però prontamente scusati tramite il loro profilo Twitter e in poche ore il video è stato sostituito. Con buona pace (?) degli utenti, ecco dunque il video dei Muse “Panic Station” senza bandiera giapponese.