Strabilianti i Muse all’Olimpico: il racconto del concerto in 10 video

Erano in sessantamila allo Stadio Olimpico. Sessantamila fan provenienti da tutta Italia che si sono dati appuntamento allo Stadio Olimpico di Roma per assistere al concerto evento dei Muse.

La band capitanata da Matt Bellamy, dopo il successo delle date torinesi del tour, ha fatto registrare il tutto esaurito all’Olimpico, con un concerto di altissimo livello che ha mandato in visibilio il pubblico romano.

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I fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto per questo concerto si sono trovati di fronte ad un palco imponente, come nella migliore tradizione dei Muse: palco di quattro piani con tre maxischermi, sei ciminiere in cima al palco, quattordici neuroni luminosi, quarantacinque metri di passerella, un robot gigante e un pallone a forma di lampadina.

Poi arrivano loro. I Muse, puntualissimi, salgono sul palco e iniziano in grande stile: il concerto si apre con Supremacy.

Chitarra elettrica e basso fanno tremare lo Stadio Olimpico e il concerto prosegue con Panic Station e i potenti del mondo – tra loro Obama, Cameron, Merkel, Putin e anche Papa Francesco, che ballano sulle note elettrofunk di questo pezzo, contenuto nell’ultimo album dei Muse.

Per la gioia dei fan arrivano poi i grandi classici della band inglese con l’esplosione di distorsioni di Plug in baby. Bastano le prime due note per scatenare l’intero Stadio Olimpico.

Si continua con i grandi classici:  Map of the Problematique, Resistance e Hysteria, per passare poi ad Animals e il relativa lancio di banconote coniate dalla Zecca Muse che preparano il pubblico all’epica cavalcata di Knights of Cydonia.

Si torna al presente con Follow Me (da The 2nd Law).

Un primo momento di dolcezza che prepara il palco e il pubblico per l’arrivo delle ballads, ma non prima di suonare Time Is Running Out, forse la canzone più conosciuta dei Muse, introdotta dalle note di House Of The Rising Sun degli Animals.

Poi è il turno di Stockholm Syndrome, Unintended, Guiding light e Blackout con l’esibizione di una ballerina che volteggia sul pallone a forma di lampadina.

I Muse suonano e l’Olimpico risponde bene: l’energia e l’emozione sono palpabili e il concerto continua senza alcuna interruzione. Arriva sul palco anche arriva il robot Charles per la strumentale Unsustainable.

Si chiude in grande stile con Supermassive Black hole, Survival e Uprising e si arriva alla fine. Ma prima di spegnere le luci e chiudere il sipario, i Muse regalano un’ultima canzone.

E’ Starlight.