Gli Africa Unite tornano al 1993 con “Babilonia e poesia”

Un viaggio amarcord. A 20 anni esatti dal tour Babilonia e poesia, quarto disco degli Africa Unite, che li ha portati in tour per oltre cento date tra Italia, Olanda e Inghilterra, Madaski, Bunna e la formazione originale datata 1993, sono pronti per tornare a calcare i palchi della Penisola con una tournée che prenderà il via ad aprile.

“L’idea di realizzare Babilonia e Poesia 2013 è nata a cena, da un’idea mia e di Max Casacci” racconta Madaski. Così anche Max si prenderà una pausa dai suoi Subsonica per tornare ai suoi esordi, a quanto pare.

La formazione originale dell’epoca, Bunna, Madaski, Max Casacci, Papa Nico, Paolo Parpaglione, Gianluca “Cato” Senatore e Drummy Sir Gio, suonerà in una decina di concerti esclusivi utilizzando gli stessi strumenti di allora, conservati in perfetto stato, e facendosi accompagnare dagli stessi tecnici di quel tour che ha fatto storia e che ora anche i più giovani potranno vedere.

“Penso che gran parte del nostro pubblico, quella più giovane in particolare, possa gustarsi un repertorio quasi inedito, diverso e sicuramente poco suonato dalla formazione contemporanea. Il nostro entusiasmo è enorme, spero l’interesse di chi ci ascolterà possa esserlo altrettanto”, si auspica ancora Madaski.

Per questa occasione, ognuno “abbandonerà” per qualche settimana la sua band attuale e si occuperà di ricreare quel feeling che ha caratterizzato per diversi anni il suono degli Africa Unite:

Il feeling tra tutti noi non si è mai interrotto, in questi anni abbiamo sempre collaborato, insomma ci conosciamo molto meglio ora di vent’anni fa. Quello di Babilonia e poesia era un periodo molto interessante per la musica italiana, stava nascendo lo zoccolo duro torinese, si iniziava a collaborare con le varie realtà della nostra provincia che di lì a poco avrebbero letteralmente conquistato la scena del panorama nazionale”, chiarisce sempre Madaski, tornando nel passato.

Segno che ogni tanto la nostalgia riesce ancora a nutrire sogni e a spiegare la nostra contemporaneità.