Dave Grohl contro i talent show

Mai dire tv. Continua la lotta tra mondo strettamente musicale e talent show televisivi. Una guerra che sembra essere combattuta solo da parte del rock e del suo indotto classico e alla quale il fenomeno di X-factor e similari reagisce a colpi di audience e posti alti nelle classifiche di vendita conquistati dai suoi giovani vincitori.

Se, un mese fa, erano stati i vertici inglesi del colosso discografico che detiene il diritto di prelazione su questi giovani artisti televisivi, affermando che bisognerebbe tornare a fare scouting in strada e oltre lo schermo, adesso tocca a Dave Grohl sferrare l’ennesimo attacco.

Il leader dei Foo Fighetrs, meglio noto come ex Nirvana forse per i più grandicelli, sostiene fermamente che la personalità sia la questione fondamentale per chiunque faccia musica, decisamente più importante di tecnica e professionalità.

“Penso che le persone debbano essere incoraggiate ad essere se stesse. Per questo do di matto quando vedo i concorrenti dei talent giudicati così severamente da dei fottuti musicisti che a mala pena suonano uno strumento nei loro dannatissimi album. E’ una cosa che mi manda in bestia”, dichiara il furibondo Grohl.

Poi parla da padre: “Giuro su Dio che se mia figlia salisse mai su un palco e qualche fottuto milionario la guardasse in faccia dicendole ‘No, mi dispiace, non vali niente’ li strangolerei tutti. Ma chi cazzo siete voi per decidere cosa è va bene e cosa no?”.

Tra l’altro, Dave, teme e constata una certa dozzinalità di fondo, quella omologazione perpetuata dai giudici di questi programmi televisivi: “Così alla fine tutti sembrano Christina Aguilera. La prossima volta che uno vi dice che non siete dei bravi cantanti rispondete ‘vaffanculo’”.

E infine motiva la sua tesi in virtù di una sua estemporanea comparsa nell’ambito giornalistico: “Una volta ho intervistato Neil Young e mi ha detto che qualcuno nella sua band, una volta, gli disse ‘questo gruppo è grande, ma tu davvero non dovresti essere il cantante’; se Neil Young avesse dato retta a questa persona non avremmo mai avuto un Neil Young”.

E la domanda sorge spontanea: come si può dargli torto?