Il film Pearl Jam 20 arriva al cinema

Sarebbe stato uno spreco. Già, se il film di Cameron Crowe sui Pearl Jam fosse rimato nelle sale cinematografiche solo quel 20 settembre, come da progetto originario, sarebbe stato un peccato.Dunque, dopo un anno e mezzo o poco meno, eccolo esclusivamente nelle sale del circuito The Space, dal 21 al 23 gennaio.

Il documentario Pearl Jam 20 ripercorre la carriera di uno dei più importanti complessi rock degli ultimi decenni. Certo non c’è nulla dell’era d’oro del grunge e della sua urgenza, o quasi, ma la pellicola è comunque una fetta di quella storia e, soprattutto, del suo legato.

Sono nati in quei rivoluzionari 90 a Seattle, la stessa città che ha dato vita al movimento no-global; all’epoca, paradossalmente era la città più vivibile d’America eppure è stata la culla di tutta quella eredità del punk, e non solo a livello musicale.

Il leader della band è Eddie Vedder. Da allora, sotto la sua guida, i Pearl Jam hanno attraversato i momenti difficili, la presunta e poco veritiera rivalità con i Nirvana, la morte di Kurt Cobain prima e quella dello stesso grunge dopo.

Ma non gli è mancato neppure il grande trionfo commerciale con Ten e Vitalogy soprattutto, sebbene gli album seguenti non siano stati un successone. E poi ci sono stati avvenimenti cruenti per loro, come la tragedia di Roskilde, dove nove persone rimaste uccise, nel 2000, in Danimarca, durante un concerto.

Il tutto raccontato dalla sapiente regia del premio Oscar Cameron Crowe. Il documentario non è solo un film-concerto, ma riesce a mettere in luce anche il lato umano ed intimo della band, grazie a scene inedite che colgono il lato personale di eterni ragazzoni dei Pearl Jam fuori dal palco.

Ovviamente li si inquadra anche mentre giocano a fare le rockstar, lontani dagli eccessi, dagli eventi mondani e dalle copertine dei magazine di settore. Li si ritrae, insomma, anche come persone comuni arrivate al successo quasi per caso; un lato della vicenda che piace ai fan e conquista il pubblico in generale, magari perché li si sente più vicini, o almeno ce ne si illude.

Eppure sebbene il titolo “Twenty” sia stato scelto per onorare il ventennale dalla nascita della band, è sintomatico di quanto sia lontano dall’album d’esordio, quel “Ten” che ha cambiato forse le sorti del rock, o almeno degli anni 90.