Il ritorno dei vecchi Devo

Chi può dimenticarli? Sono una delle band migliori di tutti i tempi forse, di sicuro la più bizzarra. Hanno infarcito il punk di funk e futurismi, vestendo in tute spaziali e usando un vaso come copricapo, comunicando con gli alieni a furia di energia rock’n’roll. Sono i Devo.

Oramai più che quarantenni, certo, ma tornati da poco con un album che li ha riportati in auge, sebbene non e ne fosse bisogno. Eppure hanno dimostrato di non essere affatto arrugginiti ed anzi hanno ancora energia da vendere e tante cose da dire.

Sembra un riassunto delle puntate precedenti? Un po’ sì, ma la prossima news che rigurda le loro gesta è ancora più celebrativa.

Hardcore Devo:volume one” e “Hardcore Devo: volume two”, due compilation compilation immesse sul mercato nel 1990 e nel 1991 tornano nei negozi di dischi. Usciranno prima solo su vinile e poi su cd.  Raccolgono provini e outtake della band di Akron, Ohio, risalenti al periodo compreso tra il ’74 e il ’77, ovvero quello immediatamente antecedente alla pubblicazione della prima prova in studio sulla lunga distanza della formazione, il capolavoro “Q: Are we not men? A: We are Devo!”, dato alle stampe nel 1978.

Le due compilation erano fuori catalogo da anni e il 14 maggio torneranno, finalmente, sugli scaffali dei negozi di dischi.

Potrebbe bastare e invece hanno deciso di strafare: nelle riedizioni saranno inclusi anche quattro inediti, “Man from the past”, “Doghouse doghouse”, “Hubert house” e “Shimmy Shake”.

Tutto normale se si trattasse di uomini, ma loro, come amano cantare da decenni, non sono uomini: sono i Devo.