Esce il secondo album di James Blake ed è già polemica

È il più atteso dell’anno. Complice un manierismo jazz, una profondità testuale da vero cantatore e una modalità elettronica e post-dubstep che lo rende oltremodo contemporaneo James Blake è l’uomo del momento. Il suo secondo album è uscito ieri.

Si intitola Overgowned il disco più significativo del 2013. Se non bastasse lo stile, o anche il fatto che il pubblico lo aspetta da mesi, oppure il fatto che rappresenti in pieno la nuova frontiera della musica, interviene il mercato discografico a dargli ancora più un senso epocale.

“Quando comperi una canzone su iTunes in realtà la stai prendendo a noleggio; è come pagare soldi e ricevere una cambiale” sostiene il giovane Blake in un’intervista apparsa sul The Guardian.

Il punto di partenza della sua disquisizione è una condizione limite del mercato discografico:

E’ una nave che sta andando a fondo, e la gente che c’è rimasta dentro intrappolata cerca disperatamente di rompere gli oblò per poterne uscire prima di annegare.

Del resto la sua condizione, in relazione al nuovo album, è esemplare:

Stanno tutti aspettando che il disco affiori in rete per poterlo ascoltare o scaricare senza pagare. E quel che è peggio, almeno metà del disco è già in un modo o nell’altro venuta a galla, come conseguenza dello sforzo dell’etichetta di suscitare interesse sull’album – sicché adesso i miei discografici mi chiedono almeno cinque bonus track, perché le dieci tracce ‘ufficiali’ del disco sono già in buona parte disponibili in un modo o nell’altro.

Eppure James mantiene uno spirito da giovane contemporaneo: “E chi non lo farebbe, di scaricarlo illegalmente?” si domanda, giustificando il pubblico. Insomma un ragazzo di talento e con i piedi per terra. Che poi la terra stia tremando è un’altra storia.