Una petizione per Morgan: affidargli un programma musicale sulla Rai

petizione per morgan

Nelle ultime ore è comparsa online una petizione per Morgan: i suoi fan vorrebbero che la Rai gli affidasse la conduzione di un programma di approfondimento musicale, un format divulgativo che coniughi spettacolo e dibattito. La firma non è di Marco Castoldi: Morgan, infatti, si è accorto della petizione e ha ringraziato i follower, raccogliendo l’appello e sponsorizzandolo sui suoi social.

L’appello è comparso su Change.org e lo troviamo a questo indirizzo. Il testo recita:

Chiediamo che venga dato un programma televisivo musicale a Morgan, in quanto riteniamo che sia la figura più idonea e competente in materia.
Negli ultimi dieci anni non è mai stato realizzato dalla RAI un programma televisivo musicale condotto da Morgan, e tutti gli spazi musicali sono stati affidati a persone dalle inferiori doti sia dal punto di vista dell’intrattenimento che della preparazione. Morgan ha puntualmente dimostrato, nelle varie occasioni in cui è stato ospitato, di eccellere in quel ruolo, surclassando i conduttori e gli altri interpreti sia nel gradimento che nei dati di ascolto.
Nonostante sia risaputo che egli si è più volte messo a disposizione dell’azienda pubblica di comunicazione radiotelevisiva, non è stato mai accettato un suo progetto e nemmeno gliene sono stati affidati in un qualsiasi formato preesistente.
Non vogliamo sapere il perché di questo ma chiediamo a gran voce che finalmente si produca lo show televisivo che grande parte dei telespettatori desidererebbe guardare ovvero lo spettacolo che abbia Morgan come protagonista e soprattutto narratore di musica, arte in cui dimostra padronanza e competenza, incontrando il gusto ed il favore del pubblico.

Morgan ha aderito, dicevamo, presentando la petizione sui suoi canali social e ha aggiunto il suo pensiero:

Ringrazio le persone che l’hanno lanciata e la condivido sui miei canali ufficiali, pur non essendone promotore, perché concordo con il testo e con le motivazioni addotte, e mi sorprende piacevolmente constatare che ci siano “telespettatori e cittadini contribuenti appassionati di musica” che levano la voce per chiedere ciò che un servizio pubblico dovrebbe fornire a tutti gli utenti, ovvero rispetto e competenza. Mi unisco, sia in qualità di contribuente telespettatore che di oggetto della questione, affermando che se mai potesse succedere che questa proposta venga concretamente ascoltata, dovrò riconoscere il merito al pubblico e di quella gratitudine non farò solo tesoro, ma lavoro e impegno.

La petizione per Morgan ha superato le 1000 firme.

Lo staff di Leonard Cohen contro Donald Trump: “Nessuna autorizzazione di usare Hallelujah nelle convention

leonard cohen contro donald trump

Ancora una volta il mondo della musica si oppone al tycoon: la nota dello staff di Leonard Cohen contro Donald Trump ammonisce l’inquilino della Casa Bianca per aver usato il brano Hallelujah durante una convention. Giovedì 27 agosto, infatti, è successo che al termine di un discorso del Presidente degli Stati Uniti, durante i fuochi d’artificio, sia stata trasmessa la versione del brano di Leonard Cohen interpretata da Tori Kelly e inclusa nella colonna sonora del film Sing (2016). Inoltre lo stesso brano è stato cantato dal tenore Christopher Macchio.

Il problema è che l’utilizzo del brano non era autorizzato. Lo ha precisato Brian J. Monaco, come riportato da Consequence Of Sound:

Alla vigilia della serata conclusiva della convention, i rappresentanti del Comitato Nazionale Repubblicano ci hanno contattato per ottenere il permesso per l’esecuzione dal vivo di ‘Hallelujah’ di Leonard Cohen. Abbiamo declinato la loro richiesta.

Il rappresentante legale Michelle L. Rice, inoltre, fa sapere che verranno prese azioni legali contro il Comitato Nazionale Repubblicano (Republical National Convention, RNC):

Siamo sorpresi e sconcertati che il Comitato Nazionale Repubblicano abbia agito pur sapendo che la Cohen Estate aveva espressamente declinato la richiesta di utilizzo mossa dal Comitato Nazionale Repubblicano e il suo sfacciato tentativo di politicizzare e sfruttare in modo così oltraggioso ‘Hallelujah’, uno dei brani più importanti del catalogo di canzoni di Cohen. Stiamo esplorando le nostre opzioni legali. Se il Comitato Nazionale Repubblicano avesse richiesto un’altra canzone, “You Want it Darker”, grazie alla quale è stato assegnato postumo a Leonard un Grammy nel 2017, avremmo potuto considerare l’approvazione di quel brano.

Pare sia consuetudine, tra i collaboratori e durante gli eventi che riguardano Donald Trump, impiegare canzoni non autorizzate e per questo tantissimi artisti, dai Rolling Stones ai REM, a più riprese si sono opposti al tycoon diffidandolo da usare la loro musica e durante le campagne elettorali e durante le apparizioni pubbliche. Numerose le prese di posizioni più rigide, come quelle di Bruce SpringsteenTom MorelloTaylor Swift, contro il Presidente. A questo giro c’è l’intero staff di Leonard Cohen, contro Donald Trump e per il solito motivo: l’uso non autorizzato di un brano durante un evento pubblico.

L’assassino di John Lennon resta in carcere

assassino di john lennon

Nessuna libertà condizionata per l’assassino di John Lennon. Mark David Chapman, infatti, l’aveva richiesta per l’undicesima volta e la commissione giudicante, il 19 agosto, gli ha nuovamente negato la possibilità e Chapman potrà di nuovo fare richiesta a partire dal 2022.

La motivazione del veto è sia la sicurezza pubblica che quella personale di Chapman: qualcuno, per vendicare l’assassinio di John Lennon, potrebbe fargli del male o addirittura ucciderlo. Mark David Chapman uccise l’ex Beatle l’8 dicembre 1980 a New York, all’ingresso del Dakota Building nel quale abitava insieme alla moglie Yoko Ono.

Dopo essere riuscito a farsi fare un autografo su una copia del vinile Double Fantasy mentre Lennon usciva di casa, Chapman lo attese per altre quattro ore. Alle 22:52 l’ex Beatle e sua moglie rientrarono in casa e l’assassino era ancora lì, pronto per compiere il folle gesto. “Hey, Mister Lennon”, disse Chapman. Vide John voltarsi e gli esplose contro 5 colpi di pistola, 4 dei quali lo raggiunsero arrivando a perforargli l’aorta.

Ucciso Lennon, Mark David Chapman attese impassibile l’arrivo della polizia leggendo Il Giovane Holden di J. D. Salinger. Negli anni successivi l’assassino di John Lennon spiegò le ragioni del folle gesto:

Attraverso le lenti della malattia, mi sembrò l’unico modo per liberarmi dalla depressione cosmica che mi avvolgeva. Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso del mondo, Lennon. Mi sentivo tradito, ma a un livello puramente idealistico. Vagando per le biblioteche di Honolulu mi imbattei in John Lennon: One Day at a Time. Quel libro mi ferì perché mostrava un parassita che viveva la dolce vita in un elegante appartamento di New York. Mi sembrava sbagliato che l’artefice di tutte quelle canzoni di pace, amore e fratellanza potesse essere tanto ricco. La cosa che mi faceva imbestialire di più era che lui avesse sfondato, mentre io no. Eravamo come due treni che correvano l’uno contro l’altro sullo stesso binario. Il suo “tutto” e il mio “nulla” hanno finito per scontrarsi frontalmente. Nella cieca rabbia e depressione di allora, quella era l’unica via d’uscita. L’unico modo per vedere la luce alla fine del tunnel era ucciderlo.

Per il momento l’assassino di John Lennon resta in carcere: sono passati 40 anni, ma c’è ancora chi vuole vendicare l’ex Beatle.

Arriva Cuore Di Cemento dei Modà, il singolo del ritorno al rock

cuore di cemento dei modà

Cuore DiCemento dei Modà sarà disponibile da venerdì 28 agosto su tutte le piattaforme streaming per l’ascolto e il digital download e anche in rotazione radiofonica. Nel comunicato stampa il frontman Kekko Silvestre ha raccontato il nuovo singolo con queste parole:

Con “Cuore di cemento” ritornano i Modà nella loro veste più riconoscibile. Un brano intenso, forse il più atteso anche da parte di chi ci segue da anni. Sono molto contento dei risultati conseguiti con “Testa o croce”, è stato un album molto apprezzato dai nostri fan, e sono allo stesso tempo curioso di sapere che cosa ne pensano di risentirci con questa sonorità.

Testa O Croce è l’album uscito nel 2019 che ha decretato il ritorno sulle scene della band milanese a quattro anni di distanza da Passione Maledetta (2015). Con questo nuovo singolo i Modà annunciano un ritorno al sound delle origini, caratterizzato dal rock romantico ed energico che oggi li fa considerare tra le band più apprezzate della scena italiana.

Il loro stile è stato spesso accostato a quello dei Negramaro di Giuliano Sangiorgi per l’accostamento tra chitarre elettriche, ballate, testi poetici e sofferti e canzoni d’amore. Il successo dei Modà è dovuto a singoli come ArriveràSon Già SoloFavolaTappeto Di FragoleLa Notte, brani che ancora oggi sono presenti nelle scalette dei concerti.

A proposito di concerti, inoltre, i Modà parteciperanno ai Seat Music Awards che si terranno all’Arena di Verona il 5 settembre, un evento a sostegno di tutti gli operatori e i lavoratori dello spettacolo che durante il grande lockdown per il contenimento della pandemia del COVID-19 sono stati duramente colpiti e ancora oggi soffrono le conseguenze della sospensione dei concerti.

Cuore Di Cemento dei Modà, pur non essendo ancora disponibile, è già una delle novità più attese del 2020: negli anni la band milanese ha saputo conquistare numeri importanti e ha abbracciato milioni di fan specialmente con gli eventi negli stadi e con le tante collaborazioni che hanno arricchito il loro percorso artistico.

Come già detto, Cuore Di Cemento dei Modà sarà disponibile a partire da venerdì 28 agosto su tutte le piattaforme.

Dynamite dei BTS è già il singolo dei record

dynamite dei bts

Sono bastate le ore successive – o forse i minuti – al lancio del singolo Dynamite dei BTS per parlare di record. Come riporta un rapporto pubblicato da NME, infatti, il video ufficiale della nuova canzone dei Bangtan Boys è il primo nella storia di YouTube ad aver superato i 100 milioni di visualizzazioni nell’arco di 24 ore.

Del resto ogni novità della band k-pop di Seul è sempre motivo di hype. Dalla loro comparsa sulla scene, i BTS hanno saputo riempire quel vuoto generazionale che è tipico di ogni decennio della storia della musica. Chi ha respirato e vissuto gli anni ’90 ricorda i Take That, i Backstreet Boys, i 5ive e gli ‘N Sync e oggi, nel 2020, i teenager di tutto il mondo adorano i BTS.

Quella del k-pop sudcoreano è una vera e propria ondata, grazie a presenze degne di pareggiare i BTS come le Blackpink che sono arrivate addirittura a partecipare all’ultimo disco di Lady GagaChromatica (2020). C’è da dire, inoltre, che Dynamite dei BTS è un brano dedicato interamente ai loro fan che si riconoscono dietro il termine Army.

Alla Army, specialmente, Jungkook ha dedicato un pensiero durante un’intervista per rispondere alla domanda: “Chi porteresti con te su un’isola deserta?”. Lui ha risposto: “La Army”, rivolgendo ai supporter tutto il suo affetto. Con Dynamite dei BTS la Army ha quell’abbraccio necessario a placare l’angoscia provocata dal lockdown, alla paura per il COVID-19.

Ora, mentre scriviamo, il video su YouTube ha raggiunto quota 175 milioni e sappiamo che il numero è destinato a salire ulteriormente. A favorire il suo successo, oltre al nome della band che è sempre una garanzia per i fan del k-pop, è quel messaggio sulle good vibes sul quale è incentrato tutto il testo. I BTS ballano e cantano nel video, si muovono come Michael Jackson, citano i Beatles e i Rolling Stones e lanciano un beat che strizza l’occhio alla disco music, scegliendo di omaggiare gli anni ’70 anche nelle atmosfere e nell’outfit.

Alla musica, la band, deve tanto e così ai loro fan. Per questo Dynamite dei BTS è già record: un groove audace unito a una dichiarazione d’amore per la Army non potevano che funzionare.

Vandalizzata la statua di Chris Cornell a Seattle

statua di chris cornell

La statua di Chris Cornell è stata vandalizzata. Il monumento era stato inaugurato il 7 ottobre 2018 presso il Museum of Pop and Culture di Seattle. La notizia è stata riferita da Kiro 7 News e apprendiamo che l’autore dell’atto barbarico risulta ancora sconosciuto.

Chris Cornell è stato il frontman dei Soundgarden, dei Temple Of The Dog e degli Audioslave ed è ancora oggi una delle voci più influenti e caratteristiche della scena grunge di Seattle degli anni ’90. L’artista è morto suicida il 18 maggio 2017 mentre si trovava in una stanza d’albergo a Detroit. Sua moglie Vicky Cornell, che l’aveva commissionata insieme alla famiglia di Chris, appresa la notizia della vandalizzazione della statua del marito ha commentato il vile gesto sui social:

La statua non è solo un’opera d’arte, ma un tributo a Chris, alla sua incomparabile eredità musicale e a tutto ciò che rappresentava. Rappresenta Chris, che è amato non solo a Seattle, ma in tutto il mondo. Di fronte a tale odio e distruzione, siamo ancora una volta grati ai fan che hanno preso posizione per sostenerlo e hanno mostrato un amore immenso. Ci ha rincuorato sapere che i fan hanno offerto il proprio aiuto e hanno tentato di ripulire l’atto vandalico straziante.
La statua verrà restaurata. L’odio non vincerà.
Chris è il figlio di Seattle.

L’opera è stata realizzata dall’artista Nick Marra ed è stata imbrattata di vernice bianca. Non è possibile risalire alle motivazioni del gesto, che in ogni caso non troverebbero giustificazione: vandalizzare la statua di un artista così importante, determinante, influente e di un uomo così profondo può essere solamente il gesto di un folle incapace di stare al mondo o di qualche individuo infelice e inadeguato.

Le indagini per risalire al responsabili sono in corso e Vicky Cornell comunica che tantissimi fan sono già all’opera per contribuire alla riparazione della statua di Chris Cornell, dimostrando un affetto costante verso un artista che ha accompagnato – e lo fa ancora oggi – un’intera generazione di sognatori.

Vandalizzare la statua di Chris Cornell significa brutalizzare un intero mondo, l’intero universo della musica e una generazione che ha fatto una rivoluzione che dura ancora nel tempo.

This is what the Chris Cornell statue looks like in front of Seattle’s Museum of Pop Culture. Somebody apparently vandalized the statue of the late Soundgarden frontman by painting it white.

Pubblicato da KIRO 7 News su Giovedì 20 agosto 2020

Gira ancora la bufala sulla morte di Eminem da uno scherzo di un utente: “L’ho ucciso”

La morte di Eminem è una bufala, ma nonostante l’assenza di riscontri ufficiali continua a girare su Twitter per colpa dell’hashtag #RipEminem. Tutto sarebbe partito da un utente che nelle ultime ore ha twittato la frase “I killed Eminem”, letteralmente: “Ho ucciso Eminem”, accompagnata dall’hashtag che non conosce battuta d’arresto.

Come accade per ogni bufala virale, tantissimi utenti hanno creduto all’hashtag senza verificare e per questo l’argomento è in forte tendenza su Twitter. Parliamo di mancata verifica in quanto gli stessi utenti hanno preferito unirsi all’hashtag anziché verificare l’attendibilità della notizia. L’account che ha fatto partire la bufala, probabilmente per evitare di essere individuato o probabilmente raggiunto da pesanti shitstorm ha privatizzato il suo account restringendo la privacy ai soli follower.

Tuttavia il web, come sappiamo, non dimentica e lo screenshot del suo tweet è in libera circolazione sulle bacheche. Per il momento il rapper di Detroit non ha rilasciato smentite ufficiali ma l’assenza di riscontri attendibili sulle testate internazionali ha fatto sì che il silenzio facesse da smentita.

Il problema della viralità delle bufale è una piaga del mondo dei social: la bufala sulla morte di Eminem è solo un ultimo episodio di un fenomeno che non conosce resa. Una notizia di una certa portata – e la dipartita della voce di Lose Yourself è di certo una news di un certo peso – ottengono sempre una certa visibilità dal pubblico più compulsivo e disattento, e tantissime volte i diretti interessati si sono trovati a smentire palesi voci di corridoio sulla loro incolumità.

C’è chi sostiene che l’utente abbia voluto inscenare una delle classiche tragedie che di tanto in tanto colpiscono il mondo del rap: i rapper, infatti, spesso cadono vittime di agguati da parte di gang rivali, specialmente nel contesto del Bronx newyorkese o semplicemente per vecchi attriti con diverse realtà.

Non è il caso di Marshall Mathers, per fortuna: la morte di Eminem è l’ennesima bufala creata con assoluta semplicità ma che ha trovato nella rete una fortissima cassa di risonanza tanto da salire nei trend anche tra gli utenti italiani, anch’essi particolarmente avvezzi a condividere bufale che rispondono alla loro pancia.

Fedez contro Andrea Bocelli sul COVID-19: “Fare silenzio ogni tanto non fa male”

fedez contro andrea bocelli

Arriva Fedez contro Andrea Bocelli, inevitabilmente, dopo il discorso che il tenore ha tenuto durante il convegno dei “negazionisti del COVID” organizzato da Vittorio Sgarbi in Senato.

Bocelli, infatti, ha scatenato un putiferio dopo il video diffuso da Repubblica in cui lo sentiamo pronunciare parole che sottilmente mettono in discussione l’esistenza di una pandemia: “Io conosco un sacco di gente, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità?”. Non è tutto: Andrea Bocelli contesta anche il lockdown che secondo lui non è stata una misura di contenimento della pandemia necessaria ai governi e ai cittadini.

C’è stato un momento in cui mi sono sentito umiliato e offeso per la privazione della libertà di uscire di casa senza aver commesso un crimine e devo confessare pubblicamente di aver disobbedito a questo divieto che non mi sembrava giusto e salutare.

L’attacco di Fedez contro Andrea Bocelli non si è lasciato attendere. Dopo il tweet iniziale “Non ho parole” il rapper ha postato un’immagine che lo ritrae insieme a un suo amico, entrambi con la mascherina, accompagnata da un messaggio:

Se non conoscete nessuno che sia stato in terapia intensiva e vi permettete di instillare il dubbio che la pandemia sia stata fantascienza vi presento un mio amico che causa Covid ha dovuto subire un trapianto di polmoni a 18 anni. Poi fare silenzio ogni tanto non fa male eh.

Il dibattito sui cospirazionisti, dunque coloro che negano l’esistenza di una pandemia o che vedono il COVID-19 come una montatura messa in atto dalle aziende farmaceutiche per fare cassa, è dunque ancora in atto. A fare da megafono, molte volte, sono proprio i personaggi dello spettacolo che improvvisamente si fanno portavoce di teorie discutibili scatenando i commenti più risentiti e gli stessi artisti che, invece, lottano per sensibilizzare sull’argomento.

Fedez, del resto, aveva effettuato una donazione importante al San Raffaele di Milano insieme alla moglie Chiara Ferragni. L’attacco di Fedez contro Andrea Bocelli, dunque, nasce anche da una certa esperienza con l’emergenza in Italia di cui si era reso parte attiva per la gestione e per le strutture a rischio sovraffollamento.

Giorgia Meloni contro Imagine di John Lennon: “Inno dell’omologazione mondialista”

La politica italiana del centrodestra continua a scoccare dardi contro la musica: a questo giro abbiamo parole di diffidenza di Giorgia Meloni contro Imagine di John Lennon, la stessa canzone contro la quale si era scagliata Susanna Ceccardi definendola “comunista e marxista”.

A questo giro le parole di Giorgia Meloni contro Imagine di John Lennon sparano più in alto: la leader di Fratelli d’Italia era ospite di Luca Telese per In Onda, su La7, quando è stata interrogata dal conduttore circa le affermazioni della Ceccardi proprio sul popolare brano dell’ex Beatles.

Imagine di John Lennon è l’inno dell’omologazione mondialista. Un mondo senza identità non è il mio prototipo.

Dunque Giorgia Meloni attribuisce al brano di John Lennon una connotazione politica e sociale ben precisa, nonostante il cantautore scomparso a New York nel 1980 avesse specificato più volte che il suo era un inno umanista, una canzone di pace. Dai suoi stessi racconti:

Il concetto di preghiera positiva. Se puoi “immaginare” un mondo in pace, senza discriminazioni dettate dalla religione – non senza religione, ma senza quell’atteggiamento “il mio Dio-è-più-grande-del-tuo-Dio”, allora può avverarsi … Una volta il Consiglio ecumenico delle Chiese mi chiamò e mi chiese: “Possiamo usare il testo di Imagine e cambiarlo semplicemente in Imagine one religion al posto di no religion?” Ciò mi dimostrò che non lo capivano affatto. La modifica avrebbe affossato l’intero scopo della canzone, l’intera idea.

Sul fronte politico Lennon, che più volte fu interrogato circa il significato della sua Imagine, ribadì di non avere alcuna preferenza politica nonostante i messaggi contenuti nel brano avvicinassero il cantante all’ideale comunista. Tutto ciò che l’ex Beatles intendeva, piuttosto, era la ricerca di un’unica identità con un solo popolo al mondo, uguale e senza divisioni.

Un significato che al centrodestra, a quanto pare, non piace e per questo le parole di Giorgia Meloni contro Imagine di John Lennon sono piene di dissenso alla pari delle prime dichiarazioni di Susanna Ceccardi: il brano viene ancora usato nelle manifestazioni pacifiste che, appunto, vengono sempre attribuite alla sinistra e a tutti i movimenti che chiedono la fine di ogni guerra e di ogni discriminazione.

Polemiche su Chiara Ferragni agli Uffizi, arriva Fedez contro giornalisti e hater

L’attacco di Fedez contro giornalisti e hater arriva poche ore dopo le polemiche degli hater contro Chiara Ferragni “colpevole” di aver visitato la Galleria degli Uffizi di Firenze durante la notte. L’imprenditrice social, infatti, si trovava nel prestigioso museo fiorentino per uno shooting di Vogue. Proprio come accadde per la visita privata dei Ferragnez ai Musei Vaticani, Ferragni e gli Uffizi sono stati raggiunti da pesanti polemiche anche da parte delle riviste d’arte.

Ad accendere la miccia è stata una dichiarazione rilasciata sui social dallo staff degli Uffizi che hanno paragonato Chiara Ferragni alla Venere di Botticelli. Stanco dell’odio in rete, l’attacco di Fedez contro giornalisti e hater è stato diretto e il rapper ha messo due realtà sulla bilancia.

Da una parte c’è Mahmood al Museo Egizio di Torino per girare il video di Dorado, un’eventualità che – secondo Federico Lucia – non ha destato scalpore. Quando si parla di Chiara Ferragni, però, Fedes sostiene che lo scandalo sia dietro l’angolo. Per questo il rapper scrive: “Ditelo che vi sta sui co***oni a prescindere e pace”.

Un esempio inesatto, forse, quello di Mahmood. La voce di Milano Good Vibes, infatti, è spesso oggetto di polemica specialmente da parte di chi odia il rap per non parlare della componente razzista esplosa contro di lui dalla vittoria al Festival di Sanremo 2019 con Soldi. Mahmood, infatti, è di origini egiziane e la sua presenza al Museo Egizio di Torino, per di più a torso nudo, non è piaciuta ai più accaniti conservatori e moralisti.

L’invettiva di Fedez contro giornalisti e hater esplode sia su Twitter che nelle stories su Instagram, nelle quali ricorda che esistono anche turisti che fanno scatti alle opere senza che nessuno faccia scandali. Ancora, il rapper sottolinea che nessuno è a conoscenza del progetto di Vogue e soprattutto chiarisce che Chiara Ferragni non è stata pagata per quegli scatti.

Tuttavia Fedez offre anche una visione positiva: con Mahmood e Ferragni l’arte italiana è di nuovo in testa nei trend sui social, un dato importante per l’arte nazionale che durante i mesi del lockdown ha sofferto parecchio gli effetti del DPCM.

Arriva Eutopia dei Massive Attack, il nuovo EP

Eutopia dei Massive Attack sarà presto realtà. Con indizi sparsi sui social la band di Mezzanine ha annunciato il nuovo EP anche se non è ancora nota una data di uscita. Tra i dettagli diffusi dalla formazione britannica c’è anche un teaser di appena 16 secondi in cui è possibile ascoltare un motivo. C’è da ricordare che l’ultima fatica in studio dei Massive Attack risale al 2010 con Heligoland e nello stesso anno era uscita la raccolta Selected.

Nel 2016 era uscito l’EP Ritual Spirit e, come scrive Rolling Stone, quest’ultimo ed Eutopia hanno in comune i font utilizzati per l’artwork. I Massive Attack non hanno fornito altri indizi se non immagini che mostrano un volto in negativo e l’hashtag #eutopiaEP. Non è dato conoscere nemmeno eventuali uscite di nuovi singoli.

Le ultime notizie sulla band di Angel le abbiamo avute nel 2019 con la pubblicazione dell’album di remix Massive Attack V Bad Professor Part II, che in poche parole conteneva rivisitazioni del fortunatissimo e storico album Mezzanine. Ancora, a febbraio Robert “3D” Del Naja ha collaborato con il rapper napoletano Liberato per la canzone We Come From Napoli inserita nella colonna sonora del film Ultras di Francesco Lettieri.

Negli anni i Massive Attack sono diventati un punto di riferimento della scena trip hop mondiale accanto a grandi nomi come TrickyPortishead e Björk. Il loro cavallo di battaglia è soprattutto la meravigliosa Teardrop dall’album Mezzanine (1998), capace di ipnotizzare ancora oggi grazie alla voce di Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins.

Mezzanine è anche considerato l’album più rock dei Massive Attack grazie all’introduzione della chitarra distorta tra i campionamenti. Terzo album della band è ancora oggi un cult proprio per le grandi innovazioni introdotte, e per scomodare il concetto di primato si può dire che i Massive Attack siano considerati i veri e propri inventori del trip hop a partire dal primo disco, Blue Lines, pubblicato nel 1991 quando ancora la locuzione “trip hop” non veniva usata nemmeno nelle riviste di settore.

Dopo anni di silenzio Eutopia dei Massive Attack sarà la novità del 2020, e i fan sono già in trepidante attesa di novità dalla band britannica.

Katy Perry aveva pensato al suicidio dopo la rottura con Orlando Bloom

Katy Perry aveva pensato al suicidio dopo la fine della relazione con l’attore Orlando Bloom. La popstar si è sbottonata ai microfoni di Sirius XM dove ha raccontato quel tragico 2017 in cui alla delusione d’amore si unì il colossale flop del disco Witnessnato inizialmente come tentativo di conforto.

Avevo dato così tanto, e mi ha letteralmente spezzato in due. Avevo rotto con il mio ragazzo, che sarebbe stato il mio futuro papà (di mio figlio). E poi ero entusiasta di riprendermi dal prossimo disco. Ma le vendite non mi hanno aiutato, e quindi sono crollata.

Witness, infatti, vendette solamente 162mila copie equivalenti a meno di un decimo rispetto ai record registrati con le vendite dell’album precedente Prism (2013). Un insieme di stati negativi di cose che, in quell’anno, la portarono a sfiorare l’idea di farla finita. In suo soccorso, invece, arrivò la sua fede in Dio nella quale si rifugiò per ritrovare la forza.

La gratitudine è la cosa che mi ha salvato probabilmente la vita. Se non ci fosse stata quella mi sarei crogiolata nella tristezza e forse mi sarei buttata già. Ho trovato il modo per essere riconoscente e grata. Se le cose se mettono male me ne vado in giro a dire: ‘Sono grata, sono grata!’. Anche se sono di cattivo umore. La speranza è sempre stata un’opzione per me, a causa della mia relazione con Dio e qualcosa di più grande di me. La mia speranza è che qualcosa di più grande di me mi abbia creato per uno scopo e mi abbia creato per un motivo.

Oggi è tutto passato e Katy Perry attende un figlio da Orlando Bloom. I due sono tornati insieme, infatti, e il peggio è passato. Per superare la depressione la popstar ha raccontato di aver sfruttato il peso di quel buio che la circondava per spingersi a cercare altrove la forza senza crogiolarsi nel dolore e, come ella stessa ha sostenuto nel corso dell’intervista a Sirius XM, la fede ha svolto il suo ruolo.

Katy Perry aveva pensato al suicidio e proprio quel pensiero estremo aveva premuto il bottone della ripartenza: oggi la popstar è una donna nuova, entusiasta di diventare madre.

X – FACTOR: ANNUNCIATI I GIUDICI. E IL WEB SI SCATENA

Sono stati svelati, finalmente, i nomi dei giudici di X-Factor per l’edizione italiana 2020.                

Ed ecco che il web si scatena, con tanto di botta e risposta in merito alla nuova stagione del talent musicale, tra curiosità, perplessità, consensi e qualche dissenso.

x factorTra le conferme in giuria – pure in assenza della storica ed attesa Mara Maionchi – , ci sono Mika e Manuel Agnelli, mentre tra le new entry spiccano la cantante Emma Marrone, e, soprattutto, Hell Raton, ovvero Manuel Zappadu, imprenditore del rap con origini sardo/ecuadoriane, tra i fondatori del progetto “Machete Crew” (poi confluito nella casa discografica “Machete Empire Records”, forte anche della collaborazione di nomi quali Enigma e Salmo).

Delusione dunque per chi pronosticava nomi come Neffa, Achille Lauro e Levante.

Sì, perché il fenomeno X-Factor è talmente popolare da avere scatenato anche il popolo degli scommettitori, il più delle volte associati all’ambito sportivo – calcio, tennis, rugby, MotoGP e così via -.

Quando si tratta dei migliori siti scommesse, come SNAI, Eurobet e William Hill, le proposte dei bookmaker vanno però oltre lo sport coinvolgono anche altre passioni e interessi. Ecco dunque che entrano in gioco i programmi televisivi più amati, con particolare riferimento ai talent: nel caso di X-Factor, nello specifico, le possibilità di puntata riguardano la scelta del vincitore finale oppure dei singoli campioni di ogni serata.

Tornando dunque ai giudici, Hell Raton, in particolare, ha animato il dibattito mediatico e la curiosità degli appassionati di X-Factor sulla sua personalità artistica, e ha fatto il pieno di hashtag su Twitter, tra i nostalgici della vecchia scuola – con tanto di riferimento a Riccardo Cocciante e a Gianni Morandi – e chi invece è piacevolmente incuriosito da questo personaggio della scena musicale, magari sperando in una sferzata di novità per il programma, giunto ormai alla sua quattordicesima edizione.

Grazie al cinguettio del canale ufficiale Twitter di X-Factor Italia, anche gli altri giudici hanno comunque ottenuto riscontri, come nel caso di Manuel Agnelli, leader e fondatore degli Afterhours, gruppo rock alternativo degli anni Novanta:

“Io crescendo mi sono reso conto che quando si liberano degli spazi è bene andare ad occuparli. Non per forza per fare la rivoluzione, ma per portare il proprio punto di vista, la propria visione, comunque fare qualcosa.”

Del resto si parla di un talent show che, oltre che del pubblico piazzato davanti a Sky Uno per la trasmissione delle puntate, vive anche dei feedback di ritorno condivisi dagli utenti via social, come confermano gli 1,2 milioni di follower sul profilo ufficiale di Twitter e i numerosissimi iscritti, tra pagine e gruppi, alle communities dedicate su Facebook.

Elodie contro il razzismo: “Nasco dall’incontro di etnie diverse, eppure non è successo qualcosa di brutto”

Pacifico e perentorio l’attacco di Elodie contro il razzismo. La cantante di Andromeda è intervenuta durante una puntata di Propaganda Live su La7 e ha parlato delle sue origini. Un argomento, quello affrontato da Elodie, che è sempre attuale se consideriamo quanto accaduto a Minneapolis all’afroamericano George Floyd, morto dopo un intervento della Polizia.

La sua morte ha scatenato accese reazioni in tutto il mondo e negli Stati Uniti si consumano ancora gli scontri tra i manifestanti che chiedono diritti e uguaglianza alle istituzioni. Il razzismo, del resto, è una piaga che ancora affligge l’America e proprio durante le proteste si stanno ancora verificando episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine contro i cittadini afroamericani.

Il razzismo, inoltre, è al centro del dibattito politico anche in Italia per la presenza di forze politiche che caldeggiano il clima di intolleranza. Non mancano, ovviamente, i problemi che si presentano sui social con la comparsa di vere e proprie campagne d’odio perpetrate con minacce e hate speech contro gli stranieri sul territorio.

Elodie Di Patrizi ha detto la sua sul razzismo e ha usato queste parole:

Sono italiana, mia madre è delle Antille Francesi. Di riflesso qualche volta è successo alle medie, ma in realtà il razzismo non lo comprendo. La paura di che cosa? Io nasco dall’incontro di etnie diverse e non mi sembra che sia successo qualcosa di brutto.

La voce di Guaranà è nata, infatti, da padre romano e madre creola e considera un dono le sue origini, perché grazie all’incontro tra queste due culture è nata lei e di questa fusione tra due mondi fa sempre tesoro. Per Elodie bisognerebbe invece fare tesoro dell’assortimento di etnie presente in Italia e nel mondo, perché solamente senza confini mentali né culturali si può costruire la pace.

Ciò che Elodie dice di non comprendere, infatti, è la paura per il diverso: il razzismo nasce infatti da una paura alla quale si reagisce con la violenza e l’intolleranza. Il pensiero di Elodie contro il razzismo è quello condiviso anche da Emma Marrone e tante altre colleghe del mondo della musica: una piaga sociale incomprensibile.