Top 10: Musica a Fumetti


Negli ultimi trent’anni il rapporto tra musica, cinema e fumetto si è intensificato al punto da rendere impossibile la concezione di una nuova idea artistica che non compenetri almeno due di questi tre campi. Al di là delle colonne sonore tratte da film di supereroi (cercando quindi di tenere bene alla larga la Batdance di Prince), esistono un’infinità di canzoni e concept album ispirate a qualche fumetto. Così come molti comics traggono la loro ragion d’essere grazie a delle canzoni (Hellblazer di Garth Ennis ha nei Pogues il suo filo conduttore, così come quel crogiuolo di citazioni che è V for Vendetta passa con disinvoltura da Beethoven a Elton John). In questo piacevolissimo caos artistico, eccovi 10 pezzi che l’amante dei supereroi o il fumettaro incallito non possono assolutamente aver dimenticato.

10. Five For Fighting – Superman


Partiamo dal banale. Quello dei Five For Fighting è probabilmente il pezzo buonista per eccellenza, che mette l’Uomo d’Acciaio sotto una luce romanticamente vittimista. “Non è facile essere me” ripete il ritornello, tra gli sbadigli dei nerd e l’astio dei rockettari. Colpa sicuramente di un tono di voce pericolosamente a metà strada tra Dave Matthews e Eddie Vedder, soprattutto in un periodo in cui tutti scimmiottavano l’accento di Seattle. Ma il fatto strano è che loro non riesci proprio ad odiarli, a meno che non abbia qualche altro motivo personale.

9. Megadeth – Killing Is My Business, And Business Is Good


Ci sono due parole che uniscono l’appassionato di fumetti e quello musicale. Due parole che, come una malvagia intersezione di insiemi, mettono in luce i lati peggiori di due figure già al limite della sociopatia. Una di queste è ovviamente “Nerd”, l’altra è “Metal”, soprattutto se nella sua accezione classica. Parlare con un nerd fumettaro e parlare con un affossato del metal è praticamente come parlare con la stessa noiosissima persona. Entrambi pestati in gioventù dai compagni di classe più grossi, l’unica differenza tra le due categorie è che chi veste il chiodo in genere finge spudoratamente di essere aggressivo. A difesa dei Megadeth ci sono solo due fattori. Il primo è che piacciono soprattutto alle ragazze, il secondo è che questo pezzo si ispira al Punisher, uno dei pochi fumetti Marvel assolutamente destinato a un pubblico non nerd.

8. Litfiba – Tex


Uno dei migliori pezzi del duo Pelù-Renzulli. Il titolo richiama al cowboy più importante dei fumetti Bonelli, ma nei fatti la canzone è un chiara denuncia al genocidio dei nativi americani. A farne le spese è proprio il nostro John Wayne cartaceo: sebbene non venga mai nominato, si guadagna la pessima reputazione di buono a parole che ruba la terra agli indiani.

Top 10: Tormentoni Anni 80


Gli anni 80 sono stati la croce e delizia della storia della musica. Da un lato abbiamo oscene batterie elettriche e playback, dall’altro abbiamo la fioritura del metal e dell’hardcore punk. Un doppio lustro artificioso come pochi che in questi ultimi tempi ha goduto di un potentissimo revival, e che spesso è sfociato nell’adulazione più sfrenata. Tuttora il decennio è oggetto di aspri dibattiti legati alla sua qualità musicale e visiva, o alla discutibilità di certe mode. Il tutto per un concetto semplice, banale e perentorio quanto la presidenza Reagan: gli anni 80 o li si ama o li si odia. E se qualche anno fa la parola vintage contrassegnava le zampe d’elefante e gli abiti a pois, oggi il termine rappresenta tutta la nostalgia di un’utenza informatica innamorata di tutte quelle facezie legate all’infanzia (dai video degli A-Ha al Tricky Traps). Come per i tormentoni anni 90, anche in questo caso scegliere un pezzo per anno è stato un tediosissimo lavoro di elisioni.

10. Michael Jackson – Thriller (1983)


Cominciamo da subito con un piccolo capolavoro cinemusicale, quella Thriller di John Landis che ancora oggi offre spunto per nuove coreografie e tesi di laurea. In questo cortometraggio abbiamo tutto: il citazionismo ai vecchi film horror, la voce narrante di Vincent Price, una ex playmate nel ruolo femminile e un balletto di zombie-fidanzati che ha anticipato di millenni le idee di Warm Bodies. Unico difetto: per il classico telespettatore musicale dallo zapping facile, questo video risulta sempre troppo impegnativo nel suo quarto d’ora di riproduzione.

9. Heater Parisi – Cicale (1981)


Il lancio ufficiale di Heater Parisi nel Fantastico mondo della televisione statale nostrana. Si prende la favola della cicala e della formica, la si butta nella spazzatura e si sfrutta il gioco di parole Ci Cale (dal toscano “ci piace”) per una delle canzoni più sgrammaticate della musica. La cosa inquietante di questa canzone è che è talmente permeata nella nostra coscienza sociale che viene intonata indistintamente dai bambini così come dagli ultratrentenni ubriachi.

8. Giuni Russo – Un’estate Al Mare (1982)


Da oltre trent’anni il pezzo estivo per eccellenza. Un’estensione vocale non indifferente, una Russo al suo apice. A spalleggiarla c’è Franco Battiato ai testi e Giusto Pio, pioniere del violino elettrico, alle musiche. L’anno successivo avremmo avuto Vamos A La Playa dei Righeira, che avrebbero poi consacrato il filone con L’Estate Sta Finendo. Ma niente avrebbe potuto raggiungere il successo di questo pezzo.

8 cover migliori della canzone originale

Tutti i grandi artisti si sono cimentati almeno una volta nel re-interpretare pezzi famosi di altri autori. Spesso sono semplici tributi che non eclissano il valore e l’importanza del pezzo originale. In alcuni casi particolari, però, una cover esce fuori meglio dell’originale, un po’ come se il brano fosse stato scritto, in origine, proprio per quella voce e per quell’arrangiamento.
Ecco di seguito 8 esempi illustri: canzoni rifatte da altri che nella loro versione “B” superano di gran lunga l’originale, con una sola eccezione “complementare” (la trovate al quarto posto).

Top 10: Corri!


Lola Corre è un film che ha fatto male a un sacco di gente. Una regia fresca, dinamica e ritmata che ha avuto una fortissima influenza soprattutto nel campo dei video musicali. Per rivedere qualcosa di simile al cinema c’è voluto Crank (e il suo seguito Crank 2, interamente musicato da Mike Patton), e il risultato è stato sempre lo stesso: vedere qualcuno correre e affannarsi ci fa stare bene. Gli ultimi scampoli di una società sempre più statica e pantofolaia, che passa il giorno a sentirsi in colpa per la propria pancia.

10. Subsonica – Nuvole Rapide


Diciamolo chiaramente: di questo video si capisce poco e niente. Eppure il suo cielo grigio, i suoi toni malinconici, quelle frasi sconnesse che raccontano la storia del vecchio corridore, ci rammentano la sfida irriducibile della vita. Il non mollare mai, anche quando non si ha più nulla da perdere. Dirige il video Luca Merli, che verrà citato da Cosimo Alemà nel video dei Delta V, Un Colpo In Un Istante. Nei primi anni del 2000 andavano tantissimo di moda i crossover tra videoclip.

9. Woodkid – Run Boy, Run


La corsa della vita e della crescita. Un video poetico come pochi, diretto dallo stesso Yoann Lemoine, in arte Woodkid. Telecamere ad alta definizione, slow motion e richiami fantasy in stile Del Toro. Mai come d’ora la corsa era stata così contemplativa.

8. The Offspring – All I Want


C’è stato un tempo in cui Dexter Holland e soci erano un gruppo interessante e di rottura. Gli albori della scena punk rock californiana, riottosa e di sinistra, di cui questo video non ne fu che l’ultimo baluardo. Ipocrisia e pura illusione, se si analizza il fenomeno con gli occhi di oggi. Ma vedere il cantante degli Offspring recitare così male di fronte a una telecamera ti da un’idea di spontaneità che difficilmente rivedremo nei suoi attuali video.

Top 10: La Maledizione Della J

Mettiamo una cosa in chiaro e lasciamocela subito alle spalle: tutta questa faccenda della J e dei 27 è decisamente pretenziosa.
Spesso, vuoi per cultura o per abitudine, siamo portati a pensare la vita in maniera geometrica: presi due punti, tracciamo una linea. Tuttavia, come l’Olocausto insegna, applicare il rigore matematico alla vita sociale potrebbe comportare certe difficoltà. Tant’è che stereotipi e razzismi nascono proprio con lo stesso metodo: prendi tre o quattro casi (su milioni che ce ne sono) e ne azzardi una regola.
Nel caso della Maledizione, la faccenda nasce più o meno tra il ’69 e il ’71, triennio in cui l’amore libero e la cultura delle droghe miete quattro tra le più famose vittime del rock (Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison): tutte di 27 anni, tutte con una J nel nome. Una volta nato lo stereotipo, la questione diventa semplice: tutto ciò che rientra in esso è una conferma alla regola, e poco importa se le casistiche contrarie siano parecchio numerose (non sono che semplici eccezioni). Se poi salta fuori che Amy Winehouse aveva un Jade nel suo nome completo, tanti saluti a tutti.
Sono quindi nate due correnti di pensiero: la Maledizione della J e il Club dei 27. Spiegare entrambe a questo punto è pressoché inutile. Ma come dicevamo prima, la faccenda è totalmente pretenziosa. E un mucchio di salme con la J nel nome è sicuramente un ottimo pretesto per ascoltare 10 capolavori.

10. Amy Winehouse – Love Is A losing Game


Che ci piaccia o meno, bisogna ammettere che Amy Winehouse è stato un punto di riferimento per la musica nazionale e straniera di questi ultimi anni. Da Giusy Ferreri ad Adele, l’intero genere del soul è stato completamente rimodernato e rilanciato (con il pessimo nome di Jazz-pop, ma tant’è), incorrendo anche in quel pubblico che poco apprezza la black music. Ufficialmente Amy è morta durante l’assunzione di alcolici, ufficiosamente era sempre fatta come una pigna.

9. Johnny Cash & Joe Strummer – Redemption Song


Nessuno li ha mai inseriti nella maledizione. Eppure sono due nomi con la J, e nondimeno sono morti. Il vocalist dei Clash ci ha lasciati con un infarto alla fine del 2002, e giusto pochi giorni fa gli è stata dedicata una piazza a Granada. Johnny invece è morto a 73 anni per diabete o forse per troppa dolcezza, visto che erano passati solo pochi mesi dalla dipartita della moglie, la tanto amata June. Eh sì, anche lei.

8. The Rolling Stones – The Last Time


Brian Jones fu trovato annegato nella sua piscina, l’uso di droghe non fu mai del tutto confermato. Ma probabilmente non ce n’era nemmeno bisogno. Una vita turbolenta, sia dal punto di vista fisico che sentimentale, che stemperava solo con l’amore della musica: rischio di paternità a 17 anni, problemi disciplinari a scuola, furti sul lavoro per comprare strumenti musicali. Secondo Keith Richards fu lui a dare il nome Rollin’ Stones alla band. Eclettico come pochi, si può dire che con la sua morte sia stato il primo fondatore dei J27.

Top 10: Janis Joplin


“Se ti ricordi degli anni 60, vuol dire che non c’eri”. Un vecchio motto, il cui significato lisergico è ormai scontato e desueto. Eppure, nonostante viviamo in un’epoca che ha imparato a idolatrare qualsiasi sostanza o stile di vita votati all’alterazione dei sensi, siamo felici di ricordare gli anni ’60. Erano gli anni delle contestazioni studentesche, di Martin Luther King, dello stile di vita hippie, del peace, del love e del passate ‘sta canna. Dei vari Monterey e Woodstock, delle voci e dei performer che siamo fieri di non aver dimenticato. Cantanti come Janis Joplin, la festeggiata di quest’oggi.

10. Ball & Chain (live at Monterey Pop Festival)

L’inizio di tutto, ma sarà meglio essere precisi. Janis era già in attività da qualche tempo, e insieme ai Big Brother And The Holding Company aveva girato la California per qualche mese. Ma è con questa esibizione che arriva la fama, quella vera: una canzone di Big Mama Thornton, suo mito di sempre, eseguita con rabbia, sensualità e tantissimo cuore. E’ l’inizio del mito.

9. Summertime


Cheap Thrills, sempre suonato con i Big Brother, è uno di quegli album che non puoi scaricare da internet, né avere su cd. Il suo formato perfetto è il vinile, fosse solo per la cover del più grande fumettista underground di sempre: Robert Crumb. Summertime è il pezzo contemplativo per eccellenza, da ascoltare in stanza con luci basse, preferibilmente al crepuscolo.

8. Cry Baby

Un classico di sempre. Uno di quelli conosciuti anche da chi ne sa poco di anni ’60 (pur non avendoli vissuti). Da un originale di Garnet Mimms and the Enchanters, la rivisitazione di Joplin solista rappresenta l’esegesi del rock misto al blues, con un pizzico di soul. Uno dei pezzi più imponenti del disco Pearl.

Top 5: cover particolari per i Blues Brothers


Quello dei Blues Brothers fu un evento cinematografico irripetibile. Una commistione perfetta di demenzialità, musica, attori e trama vincenti. Ovviamente ci provarono comunque a ripeterlo, ma il risultato fu stucchevole. Molti dei pezzi della band non sono nati con loro, ma sono cover di grandi autori blues, di vecchie sigle tv o semplicemente di pezzi in epoca pre-rock’n’roll.
Eppure molti di quei pezzi sono nella nostra memoria proprio grazie a loro, e tra questi vi proponiamo alcune tra le cover più bizzarre in circolazione.

5. Art Of Noise – Peter Gunn Theme


La sigla dello show televisivo Peter Gunn, detective privato creato da Blake Edwards, musicata da Henri Mancini (Pantera Rosa, Moonriver) e al piano uno sconosciutissimo John Williams (Star Wars). Gli Art Of Noise sono un gruppo synthpop che vedeva tra le sue fila Trevor Horn, il cosiddetto uomo che ha inventato gli anni 80. Membro degli Yes e dei Buggles, Horn è stato anche un produttore di successo che fece guadagnare il grammy a questo pezzo e, alcuni anni dopo a Kiss From A Rose di Seal.

4. Cheetah Girls – Shake Your Tailfeather


A rivestire l’ingrato ruolo del sostituto di Ray Charles, una di quelle disney-band che tanto andavano di moda fino a pochissimi anni fa. Figlie del girl power, la vita delle tre ragazze ghepardo fu breve ma intensa: 2 album da studio, 3 colonne sonore e 20 singoli. Per lo più cover ingrate, come questo pezzo (usato per la colonna sonora del film Chicken Little). Ma il loro operato non fu vano, soprattutto se oggi si considera l’esistenza di serie televisive come Glee.

3. Motley Crue – Jailhouse Rock


I Crue nell’epoca dell’oro. Nikki Sixx e Tommy Lee (il tizio del porno con Pamela Anderson, per intenderci), hair metal a mille. Sebbene la band stia attualmente godendo di una seconda giovinezza, grazie a una riconsiderazione musicale un po’ troppo favorevole agli anni 80, di questa band ci si ricorda soprattutto della rivalità con i Guns’n’Roses, e dei duelli mancati tra Vince e Axl. Roba che sa di falso e preconfezionato, ma che oggi viene bollata come “la vera e dura rock attitude di una volta”.

10 canzoni per ricordare Fabrizio De Andrè

Ogni anno, l’undici di gennaio, moltissimi ascoltatori di buona musica si svegliano con un pensiero e una frase che recita più o meno così: “Ciao Fabrizio, ci manchi“.

Noi siamo tra questi.

Sono passati quattordici anni da quella notte del 1999 in cui Faber, cantautore indimenticabile della nostra Italia, scomparse.

Aveva un carcinoma polmonare, Faber. Gli fu diagnosticato il 13 agosto 1998, dopo un concerto in Calabria (A Roccella Jonica). Fu così che dovette interrompere la sua tournée estiva.

Passarono parecchi mesi prima del ricovero, però. Mesi in qualche modo fatali. Quando entrò in ospedale il suo tumore era già allo stato avanzato. Difficile da salvare, come le anime di cui parla in uno dei suoi tanti dischi-capolavoro.

Faber uscì dall’ospedale solo durante il periodo di Natale, e solo per passare quello che sarebbe stato il suo ultimo 25 dicembre sulla terra con la sua famiglia.

Torniamo alla notte dell’11 gennaio 1999. Alle ore 02:30, Fabrizio De André muore presso l’Istituto dei tumori di Milano, dove era stato ricoverato per l’aggravarsi della sua malattia. Aveva 58 anni, Faber.

Chi vi scrive non vi nasconda che è difficile ricordare la triste parabola di un uomo che ha cambiato la musica italiana e ha contribuito a migliorare le giornate di milioni di persone. Un contributo inesauribile che prosegue ancora. Già, perchè Fabrizio non c’è più, ma la sua musica si e si rigenera giorno per giorno.

Chi vi scrive, inoltre, non vi nasconde che è difficile scegliere ‘solo’ 10 canzoni di De Andrè. E’ riduttivo. Banalmente potremmo tirare fuori la storia del padre che non sa a quale figlio vuole più bene, anche se in questo caso il padre non c’è più e i figli lo piangono ascoltando la sua musica. Oggi, per noi, suona così:

Verranno A Chiederti Del Nostro Amore

Il testamento di Tito

Fila la lana

La Guerra di Piero

Fiume Sand Creek 

Bocca di rosa

Dormono sulla collina

Un blasfemo

Via del campo

Khorakhane’   

Top 5: Canzoni del Buongiorno

La parte più dura del mattino, dallo snooze della sveglia al ringraziare iddio per aver trovato parcheggio, è la faccenda della carburazione prelavorativa. Trovarsi di fronte al computer, o in cassa, o davanti a quel che normalmente rappresenta il nostro tipico paesaggio lavorativo, ci porta sempre alla stessa, amara riflessione: non siamo ancora abbastanza svegli per tutto questo. La musica in questi casi è fondamentale, ma la scelta del pezzo sbagliato rischia di peggiorare la situazione. Ecco quindi una piccola classifica su alcuni tra i pezzi che potrebbero salvarvi la giornata.

5. Architecture In Helsinki – It’5


Se apprezzate gente alla Sufjan Stevens, ma preferite qualcosa di più allegro, gli Architecture In Helsinki fanno al caso vostro. Pezzi solari, testi apparentemente semplici e suono mai del tutto scontato. In attività da ormai 12 anni, sono spesso considerati il pop dell’alternative. Complice il fatto che alcuni loro pezzi sono stati riadattati per gli spot di Mtv.

4. The Proclaimers – I’m Gonna Be (500 Miles)


Recentemente questo pezzo ha goduto di una seconda vita, grazie a una serie di omaggi televisivi. Da Doctor Who a How I Met Your Mother, passando per I Griffin fino all’ultimo film di Ken Loach, tutti hanno inspiegabilmente deciso di recuperare questo pezzo dai fasti del 1988. Sembrerebbe, al contrario, che il vero problema sia dimenticarlo, considerato il suo allegro insediarsi nel cervello.

Top 10: Happy Birthday, Jimmy Page!

69 anni e non sentirli. Essere un grande della musica da più di 50 anni, senza essere mai stato dimenticato. Sono traguardi che in pochi possono permettersi, soprattutto senza dover produrre un disco ogni dieci minuti, come molti suoi contemporanei sono costretti a fare. Jimmy Page è molto più che una vertebra nella spina dorsale del rock: è parte fondamentale dell’intero filamento nervoso che si dipana lungo tutto il corpo della Musica. Senza di lui il rock sarebbe nato monco, e quest’ora il genere imperituro sarebbe stata la polka. Ecco dieci pezzi, tra rarità e successi, dell’uomo che ha migliorato la musica nei nostri cuori.

10. The Yardbirds feat. Jimmy Page – Happenings Ten Years Time Ago


Quel pezzo che avresti voluto conoscere da anni. Il corteggiamento tra Page e gli Yardbirds è una storia antica e complessa: dapprima momentaneo bassista, poi riluttante sostituto di Eric Clapton, e infine colui che portò Jeff Beck nella band. Questa canzone è un assaggio delle cose che avrebbero potuto essere, con Jeff Beck alla chitarra e John Paul Jones al basso. I tre si piacquero così tanto che avrebbero realizzato un disco a partire da quello stesso anno.

9. Led Zeppelin – Black Dog


Parlare di Jimmy Page senza entrare nell’argomento Zeppelin sarebbe un vero e proprio sacrilegio. La voglia di John Paul Jones di comporre un pezzo dai riff iperbolici, misto ai continui avvistamenti di un labrador retriever presso gli studi di registrazione, diede vita alla canzone d’amore più geniale di quegli anni.

8. The Firm – Radio Active


Comincia quasi come una barzelletta: ci sono Jimmy Page, Paul Rodgers dei Free (poco tempo fa anche dei Queen) e Chris Slade, ex Manfred Mann, ex Uriah Heep e futuro batterista degli Ac/Dc. I tre si uniscono a Tony Franklin, bassista prezzemolino tra le band di vari artisti, e creano un gruppo dal gusto tipicamente anni 80. Il loro omonimo album di debutto, uscito il 1985, resta al top una sola settimana, un chiaro segno che i tempi erano ormai cambiati.

Top 10: i singoli di 007

Quella dei film di 007 è una tradizione che vede nel cinema solo il suo stadio finale. Il merchandise che si porta dietro ogni nuova produzione legata a James Bond crea in genere un clima di attesa degno dell’arrivo di una qualsiasi festività, da Halloween al coniglietto di Pasqua. E a preparare il terreno meglio di qualsiasi altra cosa c’è il consueto singolo di lancio della colonna sonora, pronto a martellarci il cervello attraverso l’autoradio. Ma spesso, il pezzo trascende il film, guadagnandosi un posto di tutto rispetto nella storia della musica.

Il tema di James Bond


Fuori dalla classifica, c’è un pezzo che non può non essere considerato. Si tratta del tema principale di tutta la saga, imperituro per cinquant’anni, che spesso ha stuzzicato le fantasie di questo o quel musicista, da Moby a Pérez Prado. Ne proponiamo la versione del jazzista John Zorn, tratta dall’album Naked City.

10. Madonna – Die Another Day


Un video distopico e geniale. Pieno zeppo di citazioni bondiane e mitici cameo. Il tutto per un pezzo piuttosto debole, ma che grazie allo zoccolo duro dei fan della Ciccone ha avuto un discreto seguito.

9. Duran Duran – A View To Kill


L’ultimo Bond di Roger Moore era così calato negli anni 80 che non poteva restare orfano del gruppo che più ha incarnato quest’epoca. A caldeggiare l’ingaggio, lo stesso bassista John Taylor, accanito fan della serie spionistica. A recitare il ruolo femminile un’altra pietra miliare della musica: Grace Jones.

Classifica delle 10 canzoni più brutte di rap italiano

Siamo alla frutta. Costretti ad affermare che il Rap italiano sta prendendo una brutta piega, per via di alcuni fenomeni di costume destinati a rovinare quanto di buono è stato fatto dai più negli ultimi anni per risollevare il genere dall’oblio in cui era precipitato.

La dinamica, per certi versi, è elementare. Quando qualcuno fiuta l’affare ci si butta a capofitto, anche se fino al giorno prima faceva tutt’altro mestiere nella vita. Spesso, non é il singolo artista, bensì l’entourage che sta dietro di lui a governarne le decisioni.

In breve, sembra essere questa la parabola del rap italiano, genere nobile che rischia di scadere nel trash per via di episodi isolati capaci di un’immensa risonanza mediatica.

Per porre fine ad un fenomeno divertente quanto triste, abbiamo deciso di elencare i dieci episodi che non vorremmo mai più accadessero: protagonisti assoluti sono e saranno Sara Tommasi, il tronista Karim, Trucebaldazzi, Karkadan, Club Dogo, Lil Angels, e tanti altri.

Lasciamo il rap nelle mani dei suoi interpreti migliori (Kaos, Colle Der Fomento su tutti) e guardiamo i seguenti video pensandoli come una scusa per farsi due risate in una serata tra amici. Niente più di questo, malgrado il danno che abbiano fatto nell’intero movimento e nelle menti dei ragazzini sia enorme. Le conseguenze, anzi, forse non sono del tutto calcolabili.

CLASSIFICA DELLE 10 CANZONI RAP PIU’ BRUTTE

1 – Sara Tommasi feat. Flycat – Cacciamo i mercanti dal tempio

E’ una new entry, ma si guadagna di diritto la prima posizione. Premio squallore 2013.

2- Lil Angels  – Estate

Tormentone dell’estate 2012.

3 – Karim – Karim di sicuro

Un classico del trash, senza tempo. Più che un tronista, qui Karim sembra un rapper rintronato.